El Farruco – L’anima antica del baile flamenco
Vita e origini
Antonio Montoya Flores, conosciuto artisticamente come El Farruco, nacque nel 1935 (o nel 1936, secondo alcuni registri) in seno a una famiglia gitana profondamente legata alla tradizione e alla musica. Per parte di madre, proveniva da una stirpe che viveva artigianalmente fabbricando canestri di giunco o sparto, venduti di villaggio in villaggio a bordo di carretti. Ma era anche una famiglia segnata dalla musica: suo zio bisnonno Manuel Montoya era chitarrista, e sua madre, nota come La Farruca, era cantante e bailaora. Da lei ereditò non solo il talento, ma anche il nome d’arte, inizialmente presentandosi come El Hijo de la Farruca, per poi diventare semplicemente Farruco.
Curiosamente, suo padre non fu un uomo comune: era un gitano colto, laureato in ingegneria civile grazie all’aiuto economico di un aristocratico. Tuttavia, Antonio scelse un altro destino: a soli sette anni decise di vivere per conto suo, seguendo il richiamo del flamenco.
Gli inizi nel mondo del flamenco
A soli 14 anni si sposò e divenne padre; tragicamente, a 16 anni era già vedovo. Sua moglie, la cantaora e bailaora Pastora Amaya, morì in un incidente ferroviario. Questo dolore segnò profondamente la sua esistenza, ma non spense il suo fuoco artistico.
I suoi primi passi nel mondo professionale li fece accanto a due leggende del flamenco: Lola Flores e Manolo Caracol. In seguito, negli anni ’50, entrò a far parte del ballet de Pilar López Júlvez, partecipando a tournée in tutta la Spagna e in Europa, ottenendo ampi consensi. Fu poi al fianco di José Greco, con il quale compì una lunga tournée internazionale, consolidando la propria fama.


Maturità artistica: Los Bolecos e il baile puro
Negli anni ’60 e ’70, Farruco formò un leggendario trio con Rafael el Negro e Matilde Coral: nacquero così Los Bolecos, gruppo iconico che calcò i principali festival flamencos della Spagna. Il suo baile era austero, maestoso, pieno di forza e profondità. Farruco incarnava la danza maschile gitana nella sua forma più pura e ancestrale: orgogliosa, radicata, capace di evocare l’archetipo del patriarca flamenco.
Ogni suo gesto raccontava una storia antica: il suo modo di camminare sul palco, di usare il silenzio, di guardare con intensità, trasformava la danza in rito. Era considerato un baile jondo, profondo, connesso alla terra, alla sofferenza e alla dignità.
Vita privata e ferite del destino
Dopo la morte del figlio diciottenne, Farruquito (omonimo del nipote), in un incidente motociclistico, Farruco si ritirò momentaneamente dalle scene. Il dolore fu talmente grande che perse l’impulso del baile. Tuttavia, la sua famiglia continuò a portare avanti il suo lascito: sua figlia Pilar Montoya, conosciuta come La Faraona, divenne una rinomata bailaora, mentre la figlia Rosario Montoya (La Farruca), nata dal secondo matrimonio con la cantaora Enriqueta Reyes, diede alla luce un nuovo talento destinato a brillare: Juan Manuel Fernández Montoya, ovvero il nuovo Farruquito, che avrebbe ereditato lo stile, l’anima e il nome del nonno.

Ultimi anni e testimonianza cinematografica
Negli ultimi anni della sua vita, Farruco collaborò con il regista Carlos Saura per il celebre film Flamenco, in cui la sua figura imponente appare quasi mitica. Partecipò anche alla realizzazione del documentario Bodas de gloria per Canal+, e lavorò a una produzione ispirata a Bodas de sangre di García Lorca, con la quale vinse la Rosa di Bronzo al Festival di Montreux.
Farruco non fu solo un artista, ma un caposcuola. Creò un proprio stile familiare, un’estetica riconoscibile del baile maschile, fondata sulla trasmissione orale e sul vissuto. È stato un “maestro dei maestri”, punto di riferimento per intere generazioni.

Eredità e immortalità flamenca
El Farruco ha lasciato una scuola e una stirpe: il baile de los Farrucos è oggi un vero e proprio stile, che continua a essere interpretato da Farruquito, El Farru, El Carpeta, e molti altri. Non è soltanto una genealogia familiare, ma una visione del flamenco radicata nella verità, nel sentimento, nella fierezza gitana.
La sua figura resta simbolica: incarna l’uomo flamenco che balla con l’anima, non per stupire ma per dire. La sua eredità vive in ogni battito di tacco, in ogni pausa carica di silenzio, in ogni mirada fiera che affronta la vita a testa alta.
Curiosità su El Farruco e il suo baile flamenco
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Inventore di un proprio stile familiare
Farruco non solo ballava: fondò una scuola. Il suo stile divenne una vera e propria tradición flamenca familiar, trasmessa ai figli e ai nipoti. Ogni movimento, ogni gesto, veniva appreso in casa, nei patio, nei tablaos… come parte della vita quotidiana.
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Il baile come caminar con sentido
Diceva: “El flamenco no es mover los pies, es caminar con sentido”. Per Farruco, ballare significava avanzare nella vita con dignità. Il suo baile era essenziale, privo di ornamenti inutili, carico di silenzi e pesi interiori.
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Maestro del tempo e del silenzio
Era celebre per il suo uso majestuoso del tempo e della pausa: sapeva fermare il mondo con una sola mirada, con una sola camminata lenta. Ogni suo gesto diventava drammaturgia flamenca. Faceva del silencio una parte attiva del baile.
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Ballava con la giacca sulle spalle
Spesso appariva con la giacca appena appoggiata sulle spalle, senza indossarla completamente. Un gesto carico di eleganza, autorità e stile gitano: non era solo abbigliamento, ma simbolo della sua posizione nel flamenco.
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Ballava come un patriarca, non come un performer
Il suo flamenco era lontano dall’idea dello spettacolo: ballava non per il pubblico, ma per la memoria, per la famiglia, per la verità della vita gitana. Il suo baile era un atto sacro, non una performance.
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Il suo stile era chiamato “baile con peso”
Non cercava la leggerezza, ma il peso del vissuto. Camminava sul palco come un uomo che ha attraversato dolore, amore, perdita, orgoglio. Per questo, ogni suo paso sembrava scolpito nella terra.
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Il suo sguardo sul palco era potente quanto i suoi piedi
La sua mirada flamenca era celebre: intensa, quasi teatrale, capace di incantare il pubblico prima ancora di muovere un muscolo. Si diceva che “te bailaba con los ojos”.