Jorge Pardo: il soffio libero del flamenco jazz
Madrid, 1956. In una città viva e contraddittoria come la capitale spagnola nasce Jorge Pardo, flautista e sassofonista che ha riscritto i confini tra jazz e flamenco, trasformando la sua musica in un ponte tra mondi. Il suo nome è oggi sinonimo di libertà creativa, sperimentazione e appartenenza a una tradizione che ha saputo superare se stessa.

Le origini di un suono meticcio
A soli 14 anni inizia a studiare al Real Conservatorio di Madrid. Ma già allora, più che ai metodi accademici, Jorge guarda ai suoni vivi delle jam session universitarie, dove il jazz pulsa libero. Cresce suonando con leggende del calibro di Tete Montoliu, Lou Bennett, Pedro Iturralde, Slide Hampton, Pony Poindexter: esperienze che lo avviano verso un jazz dalle radici profonde.
Ma la svolta vera arriva quando incrocia il cammino del flamenco grazie a Diego Carrasco e soprattutto a Paco de Lucía, che lo accoglie nel suo leggendario “Sestetto”. Con Paco non solo gira il mondo, ma registra alcuni dei dischi più rivoluzionari della storia del flamenco, contaminando il suo sassofono e il suo flauto con l’anima andalusa.
Un suono unico: tra flauto, duende e groove
Il flauto traverso di Jorge Pardo non ha eguali. La sua tecnica e il suo fraseggio mescolano il lirismo del jazz, la forza ritmica del flamenco e l’improvvisazione più istintiva. È un suono che incanta, avvolge, sorprende. È duende in forma di respiro.
Nel 1982 esce il primo LP a suo nome, e negli anni successivi incide dischi sempre più sperimentali come A mi aire (1987) o Las cigarras son quizá sordas (1991), in cui la tradizione si dissolve in nuove architetture sonore.






Collaborazioni da sogno
Pardo è un instancabile collaboratore. Ha inciso praticamente in tutti i dischi di Camarón de la Isla, incluso La Leyenda del Tiempo, album che ha rivoluzionato il flamenco moderno. Condivide il palco con Chick Corea nei suoi ultimi tour mondiali, suona con Michael Brecker, Al Di Meola, Peter Erskine, Ketama, Chano Domínguez, e partecipa al celebre progetto Jazzpaña, diretto da Vince Mendoza con la WDR Big Band.
Nel 1991 incide per la prestigiosa Blue Note Records, e partecipa a eventi internazionali come il Festival di Montreux, il Town Hall di New York e la Kölner Philharmonie di Colonia.


Curiosità e incursioni extra-musicali
Jorge è anche uno spirito curioso e visionario. Nel 2005 pubblica Vientos Flamencos, il primo disco flamenco disponibile in download digitale. Con Djinn Metaflamenco (2016) unisce flamenco, jazz ed elettronica in una dimensione che lui stesso definisce “interdimensionale”, giocando con groove, loop e sonorità urbane. Collabora anche con il DJ Toner, esplorando i territori del jazz-hip hop.

Nel 2022 pubblica Trance Sketches, un viaggio ipnotico tra flamenco elettronico e suggestioni tribali. Nello stesso anno entra nel mondo dei social, aprendo la sua prima pagina Instagram: @soyjorgepardo.
Un’anima premiata
Nel 2013 viene insignito del titolo di Miglior Musicista Jazz Europeo dall’Académie du Jazz francese – primo spagnolo a riceverlo. Nel 2015 il Ministero della Cultura spagnolo gli assegna il Premio Nacional de Músicas Actuales. Nel 2019 vince un Grammy Award con Chick Corea per l’album Antidote.

Una lezione di libertà artistica
Oggi Jorge Pardo continua a suonare nei cinque continenti, con progetti che uniscono rock, jazz e flamenco, come il suo trio con Carles Benavent e Tino Di Geraldo. La sua musica, più che un genere, è una visione: quella di un artista che ha saputo portare il flamenco fuori dai suoi confini tradizionali, mantenendone l’anima viva.