La Niña de los Peines: la voce immortale di Siviglia
Tra le stelle più luminose del firmamento flamenco, Pastora Pavón Cruz, conosciuta con il nome d’arte La Niña de los Peines, occupa un posto d’onore. Nata a Siviglia il 10 febbraio 1890, è considerata la cantaora più importante del XX secolo, una vera icona capace di incarnare l’anima profonda dell’Andalusia e di influenzare intere generazioni di artisti.
Origini e primi passi
Pastora nasce nel quartiere sevillano di Puerta Osario, in una famiglia umile ma profondamente legata al flamenco. Il padre, Francisco Pavón, era un forgiador gitano che cantava per passione; il fratello Tomás Pavón diventerà anch’egli un riferimento del cante jondo. Fin da bambina, Pastora si immerge nell’ambiente sonoro dei cafés cantantes, dove si respira flamenco puro e popolare.
Il soprannome “La Niña de los Peines” (la bambina dei pettini) nasce da un’esibizione giovanile in cui canta una bulería con una letra che menzionava i pettini:
“Peínate tú con mis peines / que mis peines son de azúcar…”
La canzone conquistò il pubblico e da allora quel verso divenne la sua identità artistica.

Carriera e trionfi
Il talento precoce di Pastora la porta a calcare i palcoscenici più importanti dell’Andalusia già da adolescente. Negli anni ’10 e ’20 si impone come protagonista dei grandi teatri e dei tablaos di Siviglia, Madrid e Barcellona, accanto a figure del calibro di Manuel Vallejo, Niño de Marchena, Antonio Chacón e Manuel Torres.
Artista versatile e completa, la Niña de los Peines domina tutti i palos del flamenco, dalle alegrías alle soleares, dai tientos ai seguiriyas, dalle bulerías ai martinetes. Era dotata di una voce potente, espressiva e profondamente flamenca, capace di fondere l’istinto popolare con la raffinatezza espressiva.
Nel 1931 sposa il chitarrista Pepe Pinto, con cui formerà una celebre coppia artistica. Durante la Guerra Civile Spagnola, pur con difficoltà, continua a esibirsi e a sostenere la tradizione flamenca.

Registrazioni leggendarie
La Niña de los Peines ha lasciato un prezioso patrimonio di registrazioni storiche realizzate tra il 1910 e il 1950. Le sue letras e interpretazioni sono diventate modello per ogni cantaor che voglia affrontare il repertorio classico.
Tra le registrazioni più leggendarie si ricordano:
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“Tientos del querer” – raffinata e profonda
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“Soleá de los cañaverales” – esempio di potenza espressiva
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“Bulerías de Pastora” – gioiosa e ritmata, tipica del suo stile
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“Saeta antigua” – commovente fusione tra religiosità e flamenco
Queste incisioni, molte delle quali raccolte in antologie discografiche, sono oggi considerate beni culturali.






Letras celebri
Oltre alla famosa copla dei pettini, molte letras interpretate dalla Niña de los Peines sono rimaste nella memoria collettiva del flamenco. Le sue letras, spesso improvvisate o adattate, mescolano dolore, amore, fatalismo e forza interiore, con uno stile personale che ha segnato l’estetica del cante.
Qui di seguito alcuni tangos leggendari:
“Yo pasé por tu casita un día
yo pasé por donde tu vivias
me acordaba yo de aquellos ratitos
que yo contigo tenía”
“No te metas en el querer
que se pasa mucha fatiga
porque mira prima prima como estoy
que estoy muerto estando en via”
“Mi mario no esta aquí
que esta en la guerra de Francia
buscando con un candil
a un picara mulata
y al gurugu”
“Debajito del puente
sonaba el agua
eran las lavanderas
las panaderas
como lavaban”
“Si quieres que te quiera
dame doblones
son monedas que alegran
los corazones”
“Mi mare me dijo a mi
que un querer de poquito tiempo
no le criaba raiz”
“De Madrid han venio
varios pintores
tambala tambala tambala
para pintar la Virgen
de los Dolores
torontoronto
moline molinete”
“Calabacín calabazón
a este bichito lo mato yo”



Statua de «La niña de los peines» – Alameda de Hércules de Sevilla
Riconoscimenti e impatto culturale
Nel 1968, pochi anni prima della morte, riceve l’Antorcha del Cante, premio d’onore alla carriera. È una delle poche artiste del flamenco a godere di unanimità critica, tanto tra gli appassionati quanto tra gli studiosi.
Dopo la sua morte, avvenuta il 26 novembre 1969, la sua figura è stata celebrata con:
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Libri e studi musicologici
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Monumenti e vie intitolate a Siviglia e Utrera
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La Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes (conferita postuma)
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Omaggi da parte di cantaores moderni come Carmen Linares, Arcángel, Estrella Morente
Curiosità
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Federico García Lorca la considerava “una delle più grandi poetesse della voce gitana”.
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Era dotata di una memoria prodigiosa e sapeva oltre cento cantes tradizionali a memoria, spesso rielaborati.
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Fu tra le prime cantanti a registrare dischi a 78 giri, contribuendo alla diffusione del flamenco su scala nazionale.
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Amava cantare anche coplas andaluse, avvicinandosi a un repertorio più “comercial”, pur mantenendo la dignità del flamenco puro.
Eredità
La Niña de los Peines ha lasciato una traccia indelebile nella storia del flamenco. È il simbolo della cantaora libera, forte e completa, e rappresenta il ponte tra la tradizione orale ottocentesca e la modernità del XX secolo.
Chi oggi canta flamenco, in fondo, canta con la sua ombra accanto e Pastora Pavón è più che una leggenda: è la voce eterna di Siviglia.